Il testo che segue è la traduzione dell’articolo “Four reasons to question the hype around blockchain” pubblicato da World Economic Forum.

Le aspettative sulla Blockchain. Mai tante persone si sono aspettate così tanto da una tecnologia che comprendono in così pochi. Non c’è niente di strano nella divergenza tra la profondità di comprensione degli informatici da una parte e della società nel suo complesso dall’altra. Ma l’estensione di questa differenza nel caso della blockchain – o delle Distributed Ledger Technologies (DLTs) per usare il termine generico – è profonda. Ciò che la rende tale è il fatto che gran parte delle più ambiziose affermazioni fatte sulle DLTs vertono su un cardine della nostra società: la fiducia.

Per saperne di più su come funzionano le DLTs, questa panoramica digitale di Goldman Sachs è un buon punto di partenza, ma per perseguire l’obiettivo di questo articolo una veloce e condensata sintesi è sufficiente.

Essenzialmente, quando parliamo di Blockchain o di DLTs stiamo parlando di (1) un database, (2) che piuttosto che essere mantenuti da un’entità centrale, sono duplicati all’interno di una rete e sono registrati ed approvati su ogni suo nodo, grazie ad un preciso processo di verifica crittografica.

È questa combinazione di distribuzione e crittografia a dar sostegno alle ambiziose affermazioni sulla fiducia che vengono fatte da alcuni difensori delle DLTs. Si sostiene che se si costruisce la fiducia direttamente dentro l’architettura della rete, allora non c’è più alcun bisogno di fare affidamento sulle buone intenzioni delle persone, per non parlare delle buone intenzioni di un’autorità centrale che gode di accesso privilegiato ai dati di chiunque. Così la panoramica di Goldman Sachs arriva a definire la tecnologia delle DLTs, “la nuova tecnologia della fiducia.”

All’apparenza questa sembra essere una prospettiva allettante ed alchemica: la creazione di fiducia certa tra anonimi  partecipanti distanti l’uno dall’altro in una rete digitale. In più questo deus ex machina non sarebbe potuto apparire con miglior tempismo: siamo incappati in questa nuova tecnologia della fiducia proprio in un momento in cui esplodono preoccupazioni riguardo ad un sempre più grande buco nella fiducia nella vita pubblica.

Ma è necessaria una certa circospezione. Parliamo di tecnologie comprese da un ridotto numero di persone. Non c’è dubbio che col tempo emergeranno applicazioni importanti e magari anche trasformazionali – il World Economic Forum è già attivo in quest’area, come attesta questo recente libro bianco – ma le tante rivendicazioni di imminente trasformazione radicale che stanno circolando intorno alle DLTs hanno tutti i tratti di una bolla speculativa. Ecco quattro ragioni che dovrebbero indurci a prendere le cose con più cautela.

Primo: dovremmo prestare occhio alla crescente differenza tra le affermazioni fatte sulle potenzialità delle applicazioni delle DLTs ed il loro grado di realizzazione pratica. Ignorando tutte ciò che vien detto riguardo le rivoluzioni tecnologiche, ci si accorge che non esistono ancora grandi cambiamenti sui quali basare le nostre valutazioni riguardo queste tecnologie. Inoltre, prove aneddotiche suggeriscono che un gran numero di organizzazioni stanno guardando dal lato sbagliato del telescopio nel caso delle DLTs: invece che mettere sul tavolo i problemi e poi cercare di capire se le DLTs possano aiutare, considerano prima le DLTs e poi cercano di capire quali problemi esse possano risolvere.

Secondo: siamo sicuri di volere o di necessitare una soluzione tecnologica per il declino della fiducia? Sebbene sia indubbiamente vero che sia avvenuto un declino della fiducia pubblica nelle istituzioni chiave, dovremmo fare molta attenzione ad essere catastrofisti guardando a questa tendenza. Un numero inestimabile di transazioni e di interazioni avvengono giornalmente grazie alla presenza di sofisticati sistemi di fiducia di rete, e ciò ci suggerisce che le DLTs potrebbero essere una soluzione per un problema che nessuno ha. Ma se anche questo quadro ottimistico non dovesse corrispondere alla realtà, e risultasse quindi vero che ci troviamo nel mezzo del declino della fiducia interpersonale, ciò non significherebbe automaticamente che le DLTs siano la risposta. Forse il nostro istinto primario dovrebbe essere quello di dare priorità alla ricostruzione della fiducia nella società piuttosto che accettarne la caduta e lanciarci sul treno di una tecnologia creata per un mondo a basso livello di fiducia.

Terzo: dobbiamo realizzare che ci sono limiti a quanto si possa schivare il bisogno di fiducia, anche in un mondo pieno di DLTs. Se non altro, abbiamo bisogno di fidarci della crittografia. Abbiamo bisogno di fidarci dell’architettura della rete. Abbiamo bisogno di fidarci degli hardware sui quali la tecnologia si basa. E così via. Per la maggior parte di noi, questo significa credere alle parole delle aziende nel momento in cui ci dicono che hanno incorporato le tecnologie delle DLTs nelle loro operazioni. E per i decisori di quelle aziende questo vorrebbe dire credere alle parole degli informatici quando dicono loro che delle loro implementazioni di DLTs si possono fidare.

Quarto: quali potrebbero essere gli effetti collaterali nel caso in cui prendesse piede l’idea di rimpiazzare i metodi di creazione di fiducia socialmente fondati con metodi tecnologicamente distribuiti? Forse gli ultimi quattro anni dovrebbero farci esitare. Quando pensiamo alla decentralizzazione della fiducia, un utile punto di paragone è considerare ciò che è successo con la decentralizzazione dell’informazione e dello scambio di informazioni avvenuti con Internet. Senza dubbio ci sono stati profondi effetti democratizzanti, ma il lascito non si esaurisce qui. Col tempo ci stiamo rendendo conto delle conseguenze, come ad esempio i fenomeni di cassa di risonanza che hanno contribuito a costruire livelli di frammentazione e di polarizzazione abbastanza seri da suscitare preoccupazioni sulla salute della democrazia stessa. Questa è una questione sulla quale abbiamo discusso ampiamente nel Global Risk Report dell’anno scorso.

L’analogia tra Internet e le DLTs è tutt’altro che perfetta, e nulla suggerisce che le DLTs possano costituire una minaccia alla democrazia. Ma dovremmo almeno tenere a mente che provare ad appaltare la fiducia alla tecnologia potrebbe implicare complicazioni ed effetti collaterali che attualmente non possiamo immaginarci.

Matteo Utzeri

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