Muta lo scenario delle Fake News nel panorama internazionale: tra l’1 e l’11 settembre non solo USA, ma questioni sociali, catastrofi naturali e crisi umanitarie al centro della riflessione sui social.

Il protagonista indiscusso delleultime settimane social in materia di #Fake News è stato lo scontro mediatico tra il Presidente degli Stati Uniti e le testate nazionali. Dall’ultima analisi dati elaborata da Catchy si assiste però ad un lieve cambiamento di scenario: la cosiddetta media war cessa di essere un argomento in sé e viene rilanciata da alcuni avvenimenti contingenti, non direttamente legati alla contesa politica. Sono inoltre almeno tre i fili legati all’hashtag “fakenews” che portano fuori dagli Stati Uniti.

L’argomento che ha acceso di più gli animi è stato quello dell’abolizione del #DACA (Deferred Action for Childhood Arrivals), il programma sull’immigrazione realizzato dall’amministrazione Obama per rendere immuni dalle espulsioni gli immigrati irregolari arrivati negli Stati Uniti da bambini, decisa da Trump il 5 settembre.

Una scia interminabile di commenti è esplosa inevitabilmente su Twitter, che si è diviso tra i tentativi di difendere le decisioni presidenziali e una dura critica verso delle scelte ritenute crudeli e insensate. Nel mirino della platea pro-Trump sono finiti i media nazionali, rei di presunti insabbiamenti circa i dati e i numeri reali del DACA e del tentativo di giustificare una riforma realizzata in modo “incostituzionale” tramite abuso di potere sul Congresso ad opera della presidenza Obama. Questo il legame tra l’hashtag #fakenews e #DACA, accoppiata arrivata al 4° posto per numero di tweet nel periodo di riferimento, dietro ai classici “maga”, “cnn”, “Trump”.

Nonostante il Washington Post e il New York Times non abbiano risparmiato il Presidente, definendo le argomentazioni contro il DACA «false» e sostenendo apertamente il programma voluto da Obama perché «moralmente giusto, legalmente solido e intelligente dal punto di vista fiscale», la “decisione senza cuore di Trump” ha trovato ampia condivisione da parte di un’importante fetta dei follower.

Un’altra corrente interpretativa ha accusato i fakenews media di aver diffuso una notizia falsa: Trump non avrebbe infatti abrogato il DACA, la cui validità sarebbe invece scaduta per i termini di legge. Un’interpretazione erronea che ha confuso il programma DACA con le richieste di protezione avanzate dai dreamers, queste sì soggette a scadenza e da rinnovare periodicamente.

Lo stesso Barack Obama, rompendo il suo silenzio istituzionale, ha definito questa scelta “crudele e autolesionista”. “Un giorno triste per l’America” ha tuonato il numero uno di Facebook, Mark Zuckerberg, fra il coro di proteste levatosi dai social media. Contro Trump anche le altre big della Silicon Valley, da Apple a Microsoft, pronte a difendere i loro dipendenti “dreamers”.

La top ten degli hashtag legati all’etichetta #fakenews nei primi giorni di settembre ci porta però come raramente accade, fuori dagli States, e fuori dalla media war a stelle e strisce. Di altro genere infatti sono stati i commenti degli utenti in merito alla delicata questione delle presidenziali dell’8 agosto in Kenya. In conseguenza ad un presunto loro svolgimento poco corretto, la Corte kenyota ha stabilito l’annullamento delle elezioni. La decisione ha inevitabilmente innescato una dura reazione nel Paese sfociata in veri e propri discorsi di incitamento all’odio, diffusi principalmente attraverso social e siti web. A questo punto, la National Cohesion and Integration Commission (NCIC) ha imposto agli utenti di rispettare la decisione della Corte per evitare di incorrere in pesanti conseguenze. Questa la storia racchiusa dall’hashtag #nciconfakenews, hashtag che occupa il 5° posto della nostra classifica.

In fin dei conti però il binomio Fake News/mezzi d’informazione non ha perso la sua preminenza e con oltre 7 mila tweet ha catalizzato l’attenzione dei cibernauti sia nei momenti fortemente drammatici dei due uragani #Irma e #Harvey, sia verso la crisi civile e umanitaria a #rakhine in Birmania.

Quanto a Irma e Harvey, negli States, è finito nell’occhio del ciclone il social media manager della Casa Bianca, Dan Scavino Jr., che è stato additato di fake news da numerosi utenti su Twitter. Proprio lui che – come The Donald – ha spesso accusato la Cnn e il New York Times di essere i principali responsabili della diffusione di notizie false a danno del nuovo governo. Lo stesso Scavino ha condiviso un video, rimosso subito dopo, dell’aeroporto internazionale di Miami durante l’uragano Irma scrivendo “fate attenzione” ma – probabilmente – si trattava di un aeroporto di Città del Messico colpito da una tempesta del passato.

Inoltre la diffusione di notizie e immagini degli uragani veicolate dai media nazionali sarebbe risultata non sempre affidabile e veritiera agli occhi del popolo del web. Infatti, svariate accuse sono state mosse agli #msm (main stream media) perché colpevoli di una distorta e non accertata informazione: le notizie spesso non avrebbero corrisposto alla reale situazione dei fatti.

Allo stesso modo, in Myanmar, i mezzi di informazione avrebbero contribuito alla diffusione di notizie false: dal 5 settembre si è assistito infatti ad una proliferazione di tweet relativi alla precaria condizione dei rifugiati durante la crisi, denunciata anche da Amnesty International. Il corrispondente della BBC Jonathan Head ha però spiegato che molte immagini (ma non tutte) diffuse dai media provenivano da altre zone di conflitto.

La questione ha assunto tale peso anche per via della diretta presa di posizione del portavoce della Presidenza.

Per finire, i big data delle fake news ci portano direttamente in Korea: la testata Xports News ha pubblicato un articolo in cui si racconta il coinvolgimento della casa discografica Big Hit Entertainment in una operazione di marketing poco trasparente che avrebbe assicurato la vittoria della band sud-coreana BTS ai Billboard Music Awards. La notizia è stata ben presto smentita dalla testata stessa tramite un comunicato, generando l’#엑스포츠_전원기자_사과해 (#Xportsnews_reporter Jeonwon_apologize) diventato uno degli hashtag di tendenza negli ultimi giorni.

Angela De Mennato & Maria De Rito