Roma Caput Web. Anche nel mondo digitale la capitale domina le ricerche in vista dei ballottaggi per le elezioni amministrative. Esaminando i dati via il motore di ricerca Google, Roma giganteggia sulle altre metropoli che vedono duelli per sindaci, Napoli, Milano, Torino. È evidente che il risultato romano viene visto dagli elettori, come dagli utenti, come un traguardo nazionale dalla posta in gioco decisiva. Per di più a Roma si affrontano due candidati fin qui poco noti, la Cinque Stelle Virginia Raggi, consigliere comunale non di primo piano, e Roberto “Bobo” Giachetti del Pd, parlamentare di area radicale, conosciuto dagli addetti ai lavori, meno in periferia. Davanti alla scelta gli elettori indagano, chi sono Virginia&Bobo?, e l’alto numero di ricerche testimonia così curiosità e importanza della posta in gioco. In ogni passaggio delle elezioni primarie Usa, per esempio, alti numeri di ricerca su un candidato Google Trend hanno corrisposto a una vivace prestazione alle urne e c’è da credere che anche in Italia il trend sarà confermato.
Del resto, anche al photofinish del 5 giugno scorso, la posizione dei candidati nei commenti social di Facebook ha rispecchiato con fedeltà quella emersa poi alle urne. Sola eccezione Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, molto attiva sui social ma non arrivata neppure al ballottaggio. Il suo alleato, il leader leghista Salvini, lamentava la mancanza di supporto dei media tradizionali e il record di like su Facebook non è bastato per ottenere lo spareggio. Evidente che web e social fungano da avanguardia, ma da soli non bastano per la vittoria, neppure ai 5 Stelle. Ad ogni elezione, però, la forza e la diffusione dei social aumenta, vedi correlazione positiva tra exploit elettorale di Raggi e sua presenza massiccia online.
Anche la conversazione politica su Twitter, il più popolare social tra chi ama la conversazione elettorale, anticipa con verosimiglianza le scelte degli italiani. Non come in un sondaggio tradizionale, con delle percentuali, o in un focus group, con poche voci isolate di un campione, ma come ascoltando le chiacchiere dei cittadini in Piazza Italia, per anticiparne gli umori. La classifica di menzioni e hashtag dei vari candidati, nella settimana prima del voto, ha sempre rispecchiato le percentuali di voto reali. Una sola l’eccezione, Napoli, come discusso la settimana scorsa. L’ex magistrato e sindaco uscente de Magistris si colloca dietro il rivale del centro destra Lettieri sui social, precedendolo invece ai voti. De Magistris è il meno social tra i capolista delle grandi città, persuaso che il suo rapporto carismatico con i napoletani gli basterà alla vittoria. L’opposta scommessa di grande attivismo online ha contribuito al successo di tappa di Lettieri, che ha eliminato dal ballottaggio la democratica Valente. Il Pd avrà modo di riflettere, on e offline, sulle occasioni perdute a Napoli, dopo la rottura con l’ex sindaco Antonio Bassolino.
E ora, in vista dei ballottaggi, di che cosa si discute online? Che tipo di previsione è possibile avanzare? C’è aria di crisi per il premier Matteo Renzi e il suo partito Democratico?
Cominciamo da Milano, dove il centrosinistra di Beppe Sala e il centrodestra di Stefano Parisi si affrontano in volata. La capitale lombarda, con la vittoria di Pisapia contro la Letizia Moratti, fu la prima ad usare la rete come leva nel dibattito politico.
Pisapia, di sinistra ma rampollo di una famiglia di professionisti noti in città, fece del web strumento di successo, anche per la migliore presenza online dei suoi elettori rispetto ai ceti legati al centrodestra. Ora l’aria è cambiata e anche la destra è abile online (debutto alle elezioni politiche 2013 per lo sforzo del deputato Antonio Palmieri). Per capire se al ballottaggio l’elettorato milanese virerà su Sala o Parisi, analizziamo quello che viene considerato un buon indicatore: la velocità della crescita di popolarità di un dato candidato. Se un politico sale con grande rapidità sugli avversari, le urne tendono per lo più a premiarlo. A Milano le curve disegnate dal rapporto tra le citazioni (numero di mention e di #hashtag) nei tweet raccolti tra 9 maggio e 5 giugno 2016, non lasciano, per ora, dubbi: Sala e Parisi si scambiano continuamente la prima posizione, prefigurando uno scontro all’ultimo voto in città. Nelle ultime ore, i due leader si sono dovuti impegnare in un’operazione complessa, consolidare gli elettori indipendenti e di centro – tentati ora dall’uno, ora dall’altro per il condiviso curriculum da tecnocrate dell’ex AD Fastweb e dell’ex commissario Expo -, ma al tempo stesso non perdere i militanti di parte, la destra e la sinistra classiche di cultura che da sempre è vivacissima. Milano, prima e dopo il fascismo, dal dopoguerra al boom economico al 1968 a Craxi e Berlusconi, ha sempre espresso una propria dialettica politica, confermata nel 2016 con due leader assai simili ma del tutto originali rispetto ai professionisti parlamentari. Il continuo testa a testa online conferma di una campagna caldissima nel risultato, fredda nei toni anche se c’è chi ha cercato di mettere Parisi alle corde sul caso Giornale-Mein Kampf e Sala su possibili incarichi all’ex magistrato di Mani Pulite Gherardo Colombo. Alla fine, il risultato di Milano, potrebbe essere –a sorpresa- quello con maggior peso sulle sorti del governo e sulla nuova leadership del centro destra, che la grave operazione subita da Silvio Berlusconi impone come urgente.
Nelle altre città, invece, il PD fatica a contenere l’offensiva di Beppe Grillo e dei suoi 5 Stelle. A Torino la candidata 5 Stelle Chiara Appendino, che ha scelto la parola “coraggio” come bussola, si posiziona online in vantaggio rispetto a Piero Fassino, ex ministro e sindaco uscente che al centro della sua campagna mette l’hashtag #orgogliotorino. Le due strategie opposte sono indicate con chiarezza dal web, Fassino che prova a razionalizzare la campagna, togliendole ogni senso di referendum pro o contro Renzi, e dandole il contesto di normale sfida per l’amministrazione urbana, con il rischio di perdere grandi progetti internazionali di sviluppo per la propaganda 5 Stelle. Appendino mobilita online i suoi, centro e periferia, chiamando Torino alla grande spallata contro Renzi e “la politica”, sognando la propria vittoria sotto la Mole, la Raggi eletta a Roma e il compagno di strada 5 Stelle de Magistris eletto a Napoli.
A Roma la Raggi ha contenuto la spinta che il partito assicurava a Giachetti, portandolo alla fine verso una sostanziale parità online. Si sta rivelando difficile per Giachetti scaldare i cuori e coinvolgere attorno al suo progetto cittadini che non siano in partenza elettori forti del Pd o suoi simpatizzanti. Rispetto alla rivale di ballottaggio Raggi, Giachetti raccoglie molti meno like e condivisioni su Facebook. Come se gli elettori scegliessero per disciplina il bonario candidato Pd, ma si scatenassero per la Raggi.
Alla fine però, nei pochi giorni prima del secondo turno, decisivo sarà come si muoveranno i voti dai candidati esclusi, se verso uno dei due contendenti o verso l’astensione. Su questa valutazione pesano i dati, diversi, dell’affluenza. Dove meno elettori sono andati al voto rispetto alle consultazioni precedenti, come a Milano, Napoli e Torino, il bacino di voti da ridistribuire è più sottile. A Roma, unica grande città dove l’affluenza è aumentata e la 5 Stelle Raggi è avanti, il bottino è pingue. Grillo e i suoi, con l’eccezione di Napoli, avanzano dove il malcontento domina e la capitale italiana vede crescere, tra i cumuli di spazzatura e il debito delle aziende trasporti, le parole chiave #mafiacapitale, rifiuti, #corruzione, #trasparenza, #romanonsivende.
Mappe dei risultati e dell’affluenza al primo turno: un confronto tra le elezioni 2016 e i risultati della passata legislatura.
MILANO
NAPOLI
TORINO
Il verdetto delle urne a Roma, Milano, Napoli e Torino è prossimo, ma il nervosismo dei dati che Catchy ha elaborato in esclusiva per La Stampa segnala che chiunque vincerà avrà un compito difficile. Per i candidati Pd, dai politici Fassino e Giachetti all’indipendente Sala, evitare che ogni scelta diventi referendum sul governo Renzi, smarcandosi dalla spaccatura che incombe con il voto sulla legge costituzionale. Per i 5 Stelle, Raggi e Appendino, provare di saper governare una grande città, con le sue necessarie mediazioni in questo clima brusco, senza finire licenziati da una mail dello “staff” di Beppe Grillo e Davide Casaleggio, come il povero Pizzarotti a Parma. Per Parisi applicare la propria ricetta riformista senza litigare con i riottosi alleati leghisti, mentre il centrodestra sceglie il nuovo leader dopo Berlusconi e lo stesso Parisi ha una sua chance. Infine de Magistris: Napoli sembra destinata a restar sua e il focoso ex Pm spera di lanciare un messaggio in bottiglia a centro sinistra che immagina presto orfano di Renzi. Un’idea possibile? Di certo, per far capolino fuori da Napoli con ambizioni nazionali, de Magistris dovrà dominare: stavolta anche sul web.