Ancora una manciata di giorni e gli Stati Uniti torneranno al voto per le elezioni di metà mandato. L’appuntamento elettorale, fissato per il prossimo 6 novembre, porrà in discussione gli equilibri della presidenza Trump e deciderà le sorti di un’ampia parte della Camera dei Rappresentanti e del Senato. A confermare il rilievo dell’evento è anche l’interesse della rete, divisa tra i sostenitori dell’attuale inquilino della Casa Bianca e la possibile rivincita dei democratici dopo il tramonto di Hillary Clinton.
In seguito all’analisi di social data intelligence effettuata da parte di Catchy dal 1 al 21 ottobre, gli hashtag #election2018 – usato 26.216 volte – e #midtermelections – usato 11.548 volte – hanno sintetizzato l’attesa per le sorti dei 435 seggi della Camera dei Rappresentanti, di un terzo dei seggi del Senato e delle diverse decine di incarichi pubblici legati all’esito elettorale.
Un’attesa febbrile, in cui il braccio di ferro tra democratici e repubblicani ha reso il destino del Governo dello Stato della Georgia cartina di tornasole dell’intero equilibrio elettorale.
Paese simbolo della linea politica ultra ventennale dei repubblicani, la keyword “Georgia” ha infatti raccolto la profonda spaccatura dell’opinione pubblica imposta dalla china ultraconservatrice con cui si è presentato agli elettori Brian Kemp, il quale corre contro la candidata democratica afro-americana Stacey Abrams. A lei e al suo impegno elettorale il merito dell’impennata dell’hashtag #Georgia utilizzato 2357 volte nella sola giornata del 12 ottobre. A oltre 53mila persone, di cui il 75% appartenenti all’elettorato afroamericano, sarebbe stata temporaneamente impedita la registrazione alle liste elettorali a causa di questioni burocratiche minori da parte delle autorità statali. Gli utenti, in seguito alla denuncia del fatto da parte della stessa avvocatessa del Wisconsin, hanno scelto di schierarsi a suo favore continuando a pubblicare tweet relativi al loro Stato.
Come Stacey Abrams, però, sono diversi i democratici che ambiscono a riconquistare almeno un ramo del Congresso e rendere ancora più netta l’opposizione alla politica di Donald Trump. Penalizzati in parte dalla polarizzazione della politica americana per mano di Trump, le speranze dei rappresentanti della #bluwave – hashtag simbolo dei sostenitori della linea democratica utilizzato 75.790 volte – potrebbero infrangersi contro lo schieramento del Grand Old Party. Tra slogan semplici come #voteblue – hashtag utilizzato 122.118 volte – e altri d’impatto come #votebluesaveamerica – con ben 45.864 menzioni -, l’elettorato democratico presente su Twitter ha scelto di continuare a esprimere una precisa posizione anti-presidenziale e nettamente incline alla #resistence – altra parola chiave, ripresa per 18.785 volte, per la comunicazione politica dei sostenitori e dei candidati democratici. Un blocco unico e corale, che non ha mai visto emergere alcun nome simbolo ma che ha continuato a raggrupparsi sotto la bandiera dell’account ufficiale @DSA.
Discorso opposto per l’agguerrito schieramento dei repubblicani, in cui hanno guadagnato terreno singole personalità politiche a vocazione trumpiana. Caso emblematico quello di Lindsey Grahnam, il cui account ufficiale si è presentato al vertice dei livelli di attività social, con un valore addirittura superiore a quello dello stesso Trump. Grahnam e i tantissimi sostenitori del Grand Old Party hanno scelto di puntare tutto sulla linea comunicativa del Presidente, rimarcando concetti cardine come #walkaway – hashtag utilizzato 29.179 volte – e #americafirst. Meno diffuso, ma comunque significativo, il ricorso da parte dei sostenitori dell’ala repubblicana a hashtag di stampo accusatorio come #qanon – simbolo di una teoria complottista, che affonda le sue radici nella macchinosa paura di un abuso rituale, la quale vorrebbe i democratici uniti nella gestione e nel controllo di una vasta e capillare rete di pedofilia contro cui Trump starebbe lavorando nell’ombra – e a quello correlato #wwg1wga – acronimo di “Where We Go One We Go All” inteso come chiamata all’unione da parte dei sostenitori dell’inquilino della Casa Bianca contro il comune nemico moderato .
Trump, in un modo o in un altro, sarà perciò decisivo. Da un lato, per effetto della sua narrazione politica, a partire dalla giornata del 7 novembre il suo consenso potrebbe vedersi confermato da parte dello zoccolo duro che ha contribuito alla sua vittoria alle urne nel 2016. Dall’altro, qualora l’avanzata democratica non fosse solamente uno spauracchio accresciuto dai sondaggi degli ultimi mesi, per The Donald si ridimensionerebbe drasticamente la parentesi governativa. Il sentiment espresso dalla rete sembrerebbe propendere a favore della prima tesi, con numerosi utenti pronti a inneggiare a gran voce un’ulteriore conferma della sua linea istituzionale. Bandiera di questa ampia posizione popolare l’acronimo #maga, seguito a ruota dai meno noti #JobsNotMobs e #KAG – acronimo di “Keep America Great”.
Lo slogan “Make America Great Again”, scelto dagli utenti per ben 327.754, è divenuto simbolo dell’elettorato trumpiano nella corsa alle presidenziali contro la rivale Clinton nel 2016 e a distanza di un biennio continua a riscaldare i cuori dei sostenitori del Presidente. Un successo comunicativo a tutto tondo, confermato anche dalla centralità assunta all’interno della network delle conversazioni presenti su Twitter: #Trump e #Maga sono risultati i due argomenti più centrali nell’universo delle discussioni repubblicane legate all’appuntamento elettorale del 6 novembre. Per i tweet d’opposizione, perciò, non rimane che fare ricorso alle espressioni di boicottaggio, come quella dell’hashtag #backfiretrump , usato 29.330 volte e ripreso dal popolare account Twitter @backfiretrump reo, nonostante il blocco temporaneo voluto del Governo, di continuare a esprimere la propria opposizione alla linea trumpiana favorevole alle armi. Altra strada per i sostenitori dei Democrats è stata quella aperta dalpolverone levatosi in seguito all’uccisione del reporter dissidente saudita #Khashoggi.
Qualunque sarà il risultato alle urne, apparirà chiaro quanto l’esito della consultazione sia da considerare soprattutto come un giudizio senza appello ai primi due anni a marchio Trump nell’ottica 2020. Catchy continuerà ad ascoltare la rete per tenere traccia dei suoi umori e dei volumi delle diverse voci in gioco. Sino a quando la mattina del 7 novembre sarà chiaro chi avrà saputo navigare meglio nella tempesta elettorale.
L’analisi di Social Data Intelligence è stata realizzata da Catchy in collaborazione con Alkemy Lab e Luiss Data Lab.