5 settembre 1972. Monaco di Baviera. Germania dell’Ovest. Sono le 4.30 del mattino quando il conflitto israelo-palestinese costringe i riflettori di tutto il mondo a puntare su di sé, distruggendo tragicamente il clima disteso delle Olimpiadi. Da quel momento, infatti, quella notte rimarrà per sempre nella storia. Un commando dell’organizzazione palestinese “Settembre Nero” entra nel villaggio olimpico, sfruttando la sua scarsa sicurezza e scavalcando la recinzione senza destare sospetti. Non solo: i terroristi – travestiti da atleti – ricevono anche l’aiuto di alcuni sportivi americani, convinti di avere di fronte a loro dei “colleghi” e non dei veri e propri mattatori.

Gli eventi si susseguono veloci. Di fretta il commando si spinge verso l’ala degli atleti israeliani e fin da subito inizia la strage: due di loro vengono uccisi. Poi, avvisati i media e le forze dell’ordine, inizia il tentativo di trattativa: con due fogli di carta i terroristi chiedono la liberazione di 234 detenuti nelle carceri israeliane e di due terroristi tedeschi detenuti in Germania.

La notizia si diffonde in tutto il mondo. Gli eventi di Monaco sono forse tra i primi con un’eco mediatica così devastante a livello di opinione pubblica. Numerosissime troupe televisive si appostano davanti al villaggio, mentre la mattina seguente continuano le competizioni delle Olimpiadi, come se niente fosse accaduto. Solo nel pomeriggio si fermano le gare: quando ormai i telespettatori di ogni parte del globo seguono con apprensione la tragedia in corso. Gli occhi di tutti sono puntati su quel piccolo punto sulla cartina. Quello che è in atto, infatti, è un attacco feroce, che si inserisce in un quadro ben più complesso.

L’ultimo tentativo da parte delle forze tedesche implicate per salvare gli ostaggi è assecondare la principale richiesta dei terroristi: essere trasferiti insieme agli atleti israeliani al Cairo, per poi poter proseguire da lì le trattative. La volontà degli agenti tedeschi era quella di catturare o uccidere i terroristi nei loro spostamenti dal villaggio olimpico all’aeroporto di Fürstenfeldbruck.

Ma il piano non si è concretizzato: dopo il volo che ha portato terroristi e ostaggi all’aeroporto di Fürstenfeldbruck, il commando palestinese si accorge che in realtà l’aereo che avrebbe dovuto portarli al Cairo era vuoto. Così, inizia la sparatoria contro gli agenti arrivati nella zona. Quella stessa sera, però, si registra un tragico epilogo: morti tutti e nove gli atleti sequestrati. Ma anche cinque terroristi e un poliziotto tedesco.

La storia ha un debito nei confronti di queste vittime: le Olimpiadi continuarono comunque. L’unica cosa che si organizzò fu una cerimonia di commemorazione. Oggi, a distanza di 44 anni, la storia sente il bisogno di ricordare quello che è stato. Questa domenica, 14 agosto, nel comune di Rio si celebrerà una nuova cerimonia in memoria degli atleti uccisi da “Settembre Nero”. Un atto dovuto, che ricorda un avvenimento violento e tragico che ha segnato la storia colorata delle Olimpiadi. Un ricordo, ma anche un’ennesima presa di consapevolezza di quello che ci divide dal terrorismo violento di ogni età.