Il tredicesimo meeting del Gruppo dei Venti tenutosi a Buenos Aires ha da poco chiuso i battenti. Il forum dei leader e dei governatori, nato nel 1999 per favorire l’ internazionalità economica e riformulare la revisione delle logiche del mercato del lavoro, rappresenta i due terzi del commercio e della popolazione mondiale. Atteso appuntamento della politica internazionale del 2018, il G20 si è svolto per la prima volta in Sud America e ha accolto le personalità politiche più influenti del pianeta.
Tra gli accordi sul commercio, i migranti e il clima, oggetto dei due giorni di incontri bilaterali tra i 19 Paesi più industrializzati, c’è stato spazio però anche per le problematiche del mercato del lavoro, dello sviluppo sostenibile, delle questioni di genere, della salute e della lotta al terrorismo.
A sancire il successo dell’incontro nella capitale argentina anche il consenso ottenuto dall’evento attraverso il seguito fatto registrare dagli utenti in rete. Dal 26 novembre al 2 dicembre gli hashtag hanno sintetizzato l’attenzione generale per le sorti dei Paesi che detengono l’80 % del Pil mondiale. Oltre alla keyword di carattere generale, l’interesse degli utenti presenti su Twitter si è volto soprattutto verso alcuni dei nomi più attesi. In cima alla lista Donald #Trump che, con 6702 menzioni, anche in questo caso si è confermato protagonista dello scacchiere politico. Da un verso per la decisione inattesa con cui si è fatto portavoce del dietrofront degli Usa dall’intesa di Parigi sul clima, dall’altro per il nodo del faccia a faccia con il presidente cinese Xi Jinping che ha sancito l’attesa tregua commerciale e la conclusione temporanea della battaglia sui dazi.
E se questo non fosse bastato, un’altra grande fetta del dibattito social che lo ha visto protagonista è dipesa dall’incontro ufficioso tenutosi con il suo omologo russo. Il presidente #Putin, che si era visto disdire da parte di Trump l’incontro ufficiale dello scorso venerdì. Una risposta alle tensioni tra Mosca e Kiev dopo l’incidente nello Stretto di Kerch, che ha lasciato ampio spazio alle discussioni in rete circa il possibile rilascio dei marinai ucraini arrestati la scorsa settimana.
Altrettanto corposo il dibattito levatosi a seguito del saluto caloroso che il primo uomo di Russia ha destinato, in apertura del G20, al principe Saudita bin Salman. La presenza all’evento del Reale saudita, conosciuto e commentato dalla rete con l’acronimo #MBS, ha lasciato storcere il naso a molti per il sospetto di essere il principale mandante dell’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi.
Il quadro d’interesse appare leggermente dissimile nel solo ambito italiano. Oltre alla presenza di #Trump e di #Putin, i cinguettii degli utenti in lingua italian hanno scelto di discutere del #G20 – hashtag chiave utilizzato 2843 volte tra il 26 novembre e il 2 dicembre – soprattutto in rapporto alla rivolta popolare dei #gilletsjaunes contro il governo di #Macron, che per giorni ha messo a ferro e fuoco la città di Parigi e molti dei luoghi simbolo della Francia. La rabbia manifestata dai cittadini d’oltralpe ha lasciato passare in secondo piano anche lo stesso premier italiano #Conte, che a più riprese si è mostrato soddisfatto dei risultati ottenuti a conclusione dell’evento sudamericano. Volato al vertice internazionale assieme al ministro dell’Economia Giovanni Tria, Conte si è difatti speso per rendere nota anche nel contesto extraeuropeo la volontà di scongiurare qualunque procedura d’infrazione contro Roma. Nota di colore, infine, per Angela #Merkel, costretta a un giorno di assenza dal vertice a causa del guasto aereo che l’avrebbe dovuta condurre in tempo utile a Buenos Aires.
La differente percezione dell’evento, tra il contesto nazionale e quello espresso dal resto dei Paesi, si evince anche dall’analisi dell’interesse degli utenti nei confronti delle maggiori cariche politiche presenti all’evento. Le conversazioni in lingua italiana si sono dimostrate quasi interamente attenzionate alla presenza a Buenos Aires di #Macron, chiamato al duro esame della risoluzione degli scontri che in quelle stesse ore stavano ponendo a rischio gli equilibri istituzionali francesi, e alle aspettative riposte sulle capacità diplomatiche di #Conte. Di ben più ampio respiro, viceversa, le questioni che hanno reso centrali le figure di #BinSalaman, #NarendraModi e #Xi. Il primo, con ben 237015 menzioni, ha ottenuto il primato nella top five per il sospetto che si tratti del mandante del giornalista dissidente ucciso lo scorso 2 ottobre. Di altra natura il quarto posto guadagnato dal primo Ministro indiano Narendra Modi, presente al vertice con l’intento di riservare al governo di New Delhi un ruolo di maggiore peso politico al netto di un’economia nazionale che si conferma la seconda in ascesa del pianeta, e il quinto ottenuto dal leader cinese Xi Jinping. A quest’ultimo il merito di essere stato il reale artefice della tregua commerciale di 90 giorni tra Cina e Stati Uniti.
A sintetizzare l’ampia galassia dei maggiori temi correlati al G20 di Buenos Aires, infine, ci hanno pensato alcuni degli account più noti del panorama istituzionale mondiale. Sul podio, subito dopo l’atteso primato del profilo ufficiale del vertice @g20org, @mauriciomacri e @MichelTemer, entrambi testimoni d’eccellenza di tutti gli eventi istituzionali della due giorni di meeting. Il primo, con un occhio volutamente super partes e perciò aperto al vanto di ospitare ognuno dei leader presenti. Il secondo, da Presidente uscente del Brasile, intento a rafforzare la linea del multilateralismo e della lotta al cambiamento climatico. Su questa medesima direzione si è mossa anche la narrazione politica di @sanchezcastejon, @EmmanuelMacron e @theresa_may, volutamente uniti sul fronte della creazione di una controffensiva in risposta all’accentramento dettato dalle tensioni commerciali tra Usa e Cina.
Chiaro, quindi, come il panorama delle conversazioni a commento del grande summit internazionale dimostrino come i vari temi percepiti dal pubblico siano i politici e i loro rapporti interpersonali, anche più delle questioni diplomatiche. Regola invalsa, con i dovuti distinguo, in Italia come nel resto della sfera di Twitter.