#DaisyOsakue secondo Twitter: prima vittima del #razzismo e poi della politica

Daisy Osakue, ventiduenne promessa dell’atletica leggera italiana di origini nigeriane, è stata ferita all’occhio nella notte tra domenica e lunedì a #Moncalieri. L’episodio, che ha reso la cittadina torinese protagonista dell’ennesimo caso di violenza, è stato l’epicentro di un lungo dibattito social.

La notizia dell’identificazione dei tre ragazzi che erano a bordo dell’auto dalla quale è stato lanciato l’uovo che, poco dopo la mezzanotte di domenica scorsa, ha ferito Daisy Osakue ha riacceso i cinguettii dedicati alla vicenda su Twitter. Già lunedì, quando si sapeva solo che la discobola italiana era stata ferita dal lancio di un uovo riportando una lesione della cornea e vedendo così a rischio la sua partecipazione all’Europeo, la vicenda aveva generato un’onda di conversazioni visibile almeno per 48 ore.

In meno di 24 ore erano stati 49254 i tweet dedicati alla vicenda, con #razzismo e #razzisti a contrassegnare la top five degli hashtag più usati. Chiara quindi l’immediata associazione da parte della maggioranza degli utenti ad un attacco a sfondo razziale.

Capofila degli influencers, come si può osservare dal grafico sottostante, l’ex premier #Renzi, il quale aveva immediatamente puntato il dito contro l’ignobile gesto di matrice razzista. Meno diretto, ma altrettanto inequivocabile, l’attacco all’attuale assetto governativo e alla politica di chiusura sui migranti.

Ai tanti messaggi di vicinanza espressi dai rappresentanti istituzionali alla giovane sportiva, però, erano seguiti anche commenti mitigatori  come quello di Matteo Salvini. E’ proprio il suo cognome l’hashtag più utilizzato per commentare l’argomento a dimostrazione di un certo megnetismo social che il Ministro degli Interni ha manifestato in altre occasioni. Nella stessa giornata in cui è resa pubblica la notizia, Salvini ha puntato l’accento sul drastico calo degli sbarchi e sull’inesistenza di un’emergenza razzismo.

La posizione del segretario del Carroccio non è passata inosservata e, da ogni parte, si sono levate le polemiche.

La vicenda, in generale, ha visto emergere con chiarezza l’avversione alla posizione di Salvini e al suo mancato moto di solidarietà nei confronti della giovane donna. Insieme alla condanna per la china razzista ravvisabile in episodi divenuti simbolo come quello di #Aprilia.

Quando ormai si pensava archiviato l’intero accaduto, il 2 agosto un colpo di scena: gli autori del gesto sarebbero in realtà tre ragazzi probabilente mossi da mera goliardia. Tra i giovani anche il figlio di un consigliere del Pd del comune di Vinovo ed ex candidato sindaco.

Il risvolto assunto dalla vicenda non passa sotto traccia. I social riaccendono i riflettori sul caso tra le giornate del 2 e del 3 agosto puntando questa volta sull’ironia del caso: quello stesso Partito democratico, capeggiato dal tweet indignato del suo ex rappresentante di spicco, adesso è parte in causa.

Tra gli innumerevoli tweet di indignazione, sintetizzati dagli hashtag #Pd e #Pdchiediscusa, un unico comune denominatore: la condanna alla strumentalizzazione da parte del Partito Democratico di una vicenda dai contorni sin dal principio poco chiari ai soli fini dell’attacco politico all’attuale Governo.

Il cambio di prospettiva si evidenzia anche dalla durata e dall’intensità degli hashtag scelti: coloro i quali contrassegnano il caso con la keyword #razzismo lo fanno in modo continuato, tanto che questa resta visibile per 48 ore. La fetta di utenti che invece associano l’evento al #Pd lo fa in modo repentino, ma producendo un picco molto più alto. In totale #Pd viene utilizzato 3415 volte, contro le 3027 di #razzismo.