Domenica 4 marzo gli elettori italiani sono chiamati al rinnovo dei componenti delle due assemblee legislative. L’avvio della campagna elettorale, già poche settimane prima dello scioglimento delle Camere da parte del Presidente delle Repubblica, ha visto i leader politici protagonisti sui social media. La strategia degli schieramenti ha fatto affidamento sul numero di followers degli account ufficiali dei segretari e dei presidenti di partito, che si sono sfidati “da lontano” dividendosi tra Twitter, Facebook, Instagram e le più tradizionali trasmissioni televisive.
I social network hanno avuto la capacità di influire sul ruolo di mediazione dell’informazione, sempre più orientata e influenzata dallo scambio di opinioni “diretto” tra fonte politica e cittadino utente. Questa dialettica ha quindi semplificato i messaggi e gli slogan elettorali che, in taluni casi, si sono ridotti a concetti essenziali e virali, tra condivisioni, dibattiti e prese di posizione.
Nelle conversazioni Twitter sui diversi partiti politici il Movimento 5 Stelle ha superato il Partito Democratico, in termini di citazioni sotto forma di hashtag, già a partire dalla fine di dicembre. #Renzi, invece, prevale rispetto a #Lega e #liberieuguali. Il picco per #m5s si registra tra il 13 e il 15 febbraio a seguito delle polemiche intorno alle falsificazioni di bonifici bancari da parte di alcuni candidati.
Il confronto complessivo delle citazioni dei partiti, misurato dal 5 dicembre 2017 al 26 febbraio 2018, ha evidenziato come quasi la metà delle discussioni complessive faccia riferimento al Movimento Cinque Stelle. Poco più del 35% delle discussioni, invece, per il Partito Democratico. Seguono la coalizione di Centro Destra e Liberi e Uguali.
Analizzando le conversazioni sui leader giorno per giorno dal 13 dicembre 2017 al 26 febbraio 2018, si evidenzia un andamento non lineare nel tempo: i tweet raggiungono volumi molto alti ma risultano privi di coda lunga e strettamente connessi ad eventi di cronaca o dichiarazioni mediatiche.
I volumi dei tweet raccolti indicano la tendenza a preferire hashtag legati ai leader delle principali forze in campo, vista la forte personalizzazione della campagna elettorale. L’unica eccezione è rappresentata da Luigi Di Maio, il cui numero di citazioni è inferiore a quello del Movimento.
L’hashtag legato a Matteo Renzi, segretario del Partito Democratico, ha registrato un picco il 28 gennaio, in occasione dell’intervista realizzata per una trasmissione televisiva pomeridiana generalista. #Salvini è il secondo hashtag più utilizzato. Seguono #berlusconi e #dimaio. Nelle conversazioni sui leader, gli unici partiti citati sono PD e M5S.
L’analisi condotta su Google Trends, lo strumento che raccoglie la frequenza di parole chiave usate dagli utenti sul motore di ricerca di Mountain View, ha rilevato come Silvio Berlusconi sia il leader più cercato per tutto il mese di febbraio. Segue Matteo Salvini che mostra una curva di interesse crescente in termini di interesse suscitato, soprattutto in relazione a fatti di cronaca come i tristi eventi di Macerata.
Le elezioni del 4 marzo presentano numerose incognite sia in ragione dell’equilibrio delle forze politiche in campo, sia per la legge elettorale, una combinazione tra sistema maggioritario uninominale e proporzionale alla sua prima applicazione. La XVIII legislatura della Repubblica Italiana si aprirà subito dopo, con le consultazione del Presidente Mattarella per l’affidamento dell’incarico esplorativo.
L’analisi di Data Intelligence ha evidenziato come le differenze tra i blocchi di partenza siano minime. Tutto dipende dagli elettori.
Narrativa ed elaborazione big data Catchy a cura di Alice Andreuzzi e Luca Tacchetti con la collaborazione del progetto di ricerca e sviluppo DEEP di Alkemy Lab per piattaforme e grafica.